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Il Conte di Serramanna

Origine dei giudicati

Fin dal x secolo la Sardegna era divisa in quattro giudicati: Cagliari, con capitale Karalis (Cagliari), Arborea con capitale Tharros e poi in seguito Oristano, Torres con capitale prima Ardara poi Torres e Gallura con capitale Civita (Olbia). Quando e come nacquero i giudicati ancora non è certo ma è ragionevole pensare che si sia trattato di un evoluzione spontanea della magistratura bizantina.

Ogni Giudicato si chiamava “rennu” o “logu” ed era suddiviso in “curatorie” che a loro volta comprendevano un certo numero di “ville”. I giudici erano chiamati “reges” o “iudike” e detenevano il potere sia civile che militare, anche se almeno inizialmente c’era un unico giudice con autorità su tutti e quattro i giudicati con sede a Cagliari, oltre che un autorità fondata sul principio successorio e sull’elezione. Pare infatti che i giudici sardi discendessero tutti dall’antica famiglia dei Lacon, che aveva originariamente ottenuto il potere dall’Imperatore di Bisanzio.

Le curatorie ossia i distretti giudicali erano governati da ufficiali regi detti “curatori” mentre ad ogni villa era preposto un “majore de villa”.

 

Il papato

Intorno al 1073 Gregorio VII, assertore del principio teocratico, scrisse ai giudici reclamando la devozione non solo religiosa ma anche politica, minacciando di usare anche la forza. Pisa esercitava allora un controllo commerciale quasi totale sulla Sardegna e si apprestava a trasformare questo predominio anche in campo politico; si trovò una specie di accordo tra il papato e Pisa, stabilendo che si dovesse pagare alla chiesa un tributo annuo. Questo di fatto fece sì che Pisa ottenne da papa Urbano II, nel 1096 circa, il controllo completo sui prelati sardi in cambio però di protezione contro le mire della Repubblica marinara di Genova.

Intorno al 1250 il giudicato di Cagliari era quasi completamente sotto il controllo di Pisa, che con un pretesto cacciò i giudici sardi ponendone a capo Guglielmo di Massa, ricco feudatario toscano. Successivamente Guglielmo di Massa invase prima il giudicato di Arborea e poi quello di Torres.

Il giudicato di Gallura invece entrò a far parte del dominio pisano grazie alle nozze del pisano Lamberto Visconti con l’erede legittima al giudicato, Elena di Lacon, nel 1298.

 

dal Giudicato di Cagliari ai De Besora (1000-1256)

Serramanna faceva parte della Curatoria di Gippi (o Parte Ippis) del Giudicato di Cagliari.

Nel periodo medioevale Serramanna non aveva un unico nucleo abitato ma era suddivisa in numerose ville; le principali erano Bangiuludu, Saboddus - San Pietro, Saboddus - Santa Giuliana, Saboddus - Santu Deus, Santa Maria di Monserrato.

La curatoria di Gippi comprendeva i villaggi di Anquesa, Decimoputzu, Donisellu, Fanari jossu e susu, Gippi jossu e susu, Gurgu de Sipollo, Iglesias de Storioni, Ispidi, Leni, Masone, Murta, Palmas, Pau jossu e susu, Serramanna, Scolca de Sipollo, Siarus, Sagus, Villacidro e Villasor.


*** La curatoria (in sardo curadoria, plurale curadorias, ovvero parte, plurale partes) era la principale divisione amministrativa, elettorale, fiscale e giudiziaria dei regni della Sardegna giudicale. La curatoria era governata da un curadore con compiti amministrativi, fiscali e giudiziari; questi veniva nominato dal re, il Giudice (in sardo judike, zuighe), scegliendo spesso fra i propri parenti o fra poche famiglie di rango dei maiorales, a causa dell'importanza e del prestigio della carica. Essendo la curatoria composta da diverse decine di villaggi (in sardo biddas), il curadore nominava a sua volta per ciascun paese un majore, con incarichi fiscali, giudiziari e di sicurezza. La vigilanza sui campi e sulle pertinenze dei villaggi spettava ad un corpo di guardie campestri, evolutosi nel tempo, che nelle fonti è chiamato (i-)scolca, al cui comando era nominato un majore.

 

1257-1296 Regno Di Arborea

Nel 1257, la curatoria di Gippi, fu annessa al Regno di Arborea, sotto il quale rimase sino al 1296.


*** Il Giudicato o Regno (in sardo Rennu) di Arborea, si estendeva inizialmente sul territorio corrispondente all'odierna provincia di Oristano (eccetto le zone più settentrionali), a quella del Medio Campidano e a gran parte della Barbagia, arrivando fino a Punta La marmora; a partire dal 1250 il Giudicato inglobò sempre maggiori porzioni degli altri giudicati, ormai estinti, conquistando la Planargia, il Goceano, il Nuorese, l'Iglesiente, il Campidano di Cagliari, fino al quasi totale controllo sull'isola. Prosperò sino all'inizio del XV secolo, allorché dovette cedere alle pretese sulla Sardegna del regno di Aragona, a cui il papa Bonifacio VIII aveva concesso, con una "licentia invadendi", la patente di conquista sull'isola. La lunga guerra (quasi 90 anni) fatta di attacchi, mediazioni, trattati di pace e tentativi di assimilazioni dinastiche divise i due regni e si prolungò fino al 1420, quando l'ultimo re di Arborea, Guglielmo III di Narbona, cedette quel che rimaneva dell'antico regno alla Corona aragonese per 100.000 fiorini d'oro.

 

1297-1323 Corona Aragonese

Il 5 aprile 1297 tramite la bolla papale “Ad honorem Dei onnipotenti Patris”, il Pontefice Bonifacio VIII (al secolo Benedetto Caetani) concede in feudo il Regno di Sardegna e Corsica a Re Giacomo II d'Aragona, e veniva a crearsi così il Regnum Sardiniae et Corsicae, dato in feudo al re Giacomo II d’Aragona in cambio di un consistente censo feudale annuo: duemila marchi d’argento alla Camera Apostolica.

Giacomo II ebbe anche l’appoggio del giudice di Arborea Ugone II risentito nei confronti di Pisa per aver dovuto pagare dodicimila fiorini d’oro per ottenere il beneplacito per la successione nel Giudicato.

A questi il sovrano riconosceva i suoi domini e lo riconosceva come amministratore del territorio del giudicato autorizzandolo a concedere privilegi e feudi in nome del Re a coloro che avessero abbracciato la causa aragonese.

Da qui possiamo individuare la nascita del feudalesimo in Sardegna.

La Santa Sede riusciva cosi a rimuovere una delle maggiori cause delle lotte tra Pisa e Genova, e contemporaneamente, creava anche i presupposti, per mettere fine alla ormai ventennale guerra del Vespro in Sicilia.

Ma, il pontefice dava al Sovrano d’Aragona solo una "licentia invadendi" cioè, dava il suo consenso affinché quelle terre potessero essere occupate con la forza, senza tener conto delle entità statali che in quei territori già esistevano.

Ventisei anni dopo spettò all’infante Alfonso IV costituirlo per conquista, (1323-1326) attraverso l’occupazione dei territori del Cagliaritano, della Gallura e di parte del Logudoro.

Ma, a causa delle continue guerre col confinante Regno d’Arborea, si era ridotto alle sole città di Castell de Caller e Alghero ed il porto di Longosardo presso l’odierna Santa Teresa di Gallura. Tutti gli altri territori, infatti, erano stati riconquistati dai giudici sardi.

 

1324-1388 Bernardo Cespujades / Giurisdizione di Arborea

Sequestrata dai Catalano–Aragonesi durante la prima conquista dell’Isola, nel 1324, la curatoria di Gippi fu divisa e i villaggi di Villacidro, Donisellu e Serramanna andarono al viceammiraglio Bernardo Cespujades (o Bernat de Cespujades) che si rese protagonista durante lo sbarco in Sardegna assieme all’Infante Alfonso IV (comandante della spedizione militare), a sua volta figlio di Giacomo II d’Aragona.

Questi villaggi furono ceduti in feudo more italiae che comportava l’obbligo per i vassalli di pagare il feudo in denaro, grano e orzo.

Serramanna assieme a Villacidro, Decimoputzu e Villasor rimase però sotto la giurisdizione di Arborea fino alla pace firmata il 24 gennaio 1388.


*** I Cespujades erano una famiglia di origine catalana. Nel 1331 Bernardo venne nominato Vicario Reale dei Cagliari; risolse la questione della distribuzione delle case nel Castello e due anni più tardi ebbe in concessione lo stagno di Cagliari. Questa casata si estinse nel 1392.


*** Alfonso d'Aragona (Napoli, 1299 – Barcellona, 27 gennaio 1336) detto il Buono o il Benigno, fu Re Alfonso IV di Aragona, Re Alfonso II di Valencia, Re Alfonso I di Sardegna e Conte Alfonso III di Barcellona e di Urgell (1327-1336). Nel 1323/24, per conto di suo padre Giacomo II, conquistò la Sardegna con l'aiuto di due grandi famiglie feudatarie aragonesi: i Carroz e i Cappai.
 

1388-1414 Giurisdizione della Corona Aragonese

Il 24 gennaio 1388, dopo lunghe trattative tra Catalano-Aragonesi ed Arborea, fu firmata la pace; secondo gli accordi erano restituiti alla Corona Aragonese “città, ville e luoghi occupati dai precedenti Giudici d’Arborea”.

 

1414-1423 Giovanni Civiller [o Giovanni Siviller]

I 27 ottobre 1414 Pietro IV il Cerimonioso, Procuratore Reale, assegnò la curatoria di Gippi, in feudo a Giovanni Civiller (o Siviller). Copia dell’atto d’infeudazione, si trova presso l’Archivio di Stato di Cagliari, nel faldone “storia dei feudi”, e riporta testualmente:

in feudum iuxta morem italiane l’incontrada di parte ippis a Giovanni Siviller, attesi i gravi e accetti servizi resi in sardegna in diversi conflitti d’armi e altri che non cessa di andare prestando

***Ma chi era Giovanni Siviller? La famiglia catalana dei Siviller in quegli anni era tenuta in buona considerazione dai sovrani d’Aragona e, ai suoi membri furono assegnati importanti incarichi e feudi. A questo proposito ci viene data conferma di questo, anche dai documenti conservati a Barcellona nell’archivio della Corona d’ Aragona, si tratta dei “registri e carte reali di Ferdinando I° d’Aragona”. In essi vi si trovano importanti riferimenti e notizie riguardanti la Sardegna durante, il suo regno. Nel registro appare il nome di tal Ramon Siviller, viene anche riportato che lo stesso ricopriva importante carica di tesoriere e consigliere dell’Infante Alfonso d’Aragona. Ha il compito di riscuotere le somme da versare da parte del re, al visconte di Barbona a seguito degli accordi presi dopo i fatti bellici con l’Arborea. Nello stesso registro è citata anche la nomina, il 1 giugno 1413, di Guglielmo Zatria a procuratore reale della Sardegna e con la carica di Luogotenente Regio troviamo Giovanni Siviller nobile catalano. In quegli anni, Siviller, si trova a Cagliari per eseguire importanti compiti governativi che esegue perfettamente con dovizia e lealtà verso la corona e verrà ricompensato con l’infeudazione di Villasor. Il 27 Gennaio 1415, alla morte di Zatria, quando ha già ricevuto il feudo di Sorres, Giovanni Siviller assume in pieno la responsabilità della Procura Reale. Comunica l’assunzione della carica al Re così come fa anche l’allora Arcivescovo di Cagliari Pietro Giovanni Spinola. Il 19 marzo 1415 a lui tocca ricevere il vicerè di Sicilia Giovanni d’Aragona giunto a Cagliari con una flotta di 11 navi, del fatto ne dà comunicazione al re adducendo anche al fatto che il Vicerè ascoltò messa in Cattedrale.
Il territorio dato in feudo al Siviller è di circa Kmq. 415 – 420, compreso tra la campagna di Villaspeciosa, Decimomannu, San Sperate, Samassi e Siliqua. Non è un territorio molto vasto, ma è fertile. Giovanni Siviller sceglie Sorres (l’attuale Villasor) per farne il centro del suo feudo. La carta pone l’obbligo al Nobile Siviller di “domicilium tenere et habitationem continuam nel feudo”, e proprio a Sorres edifica la casa-fortezza. Solitamente i feudatari nobili spagnoli, non usavano risiedere in Sardegna ma, affidavano i loro feudi ad un procuratore detto anche “podatario” che lì reggeva per conto loro. Nel 1421 a Cagliari si svolge il Parlamento e vi presiede lo stesso re Alfonso V; al parlamento sono presenti i rappresentanti Ecclesiastici (Arcivescovi, Vescovi, Abati), Feudali (signori Feudatari) e Reali (rappresentanti di ville reali). Siviller, viene espressamente convocato con lettera personale del Re. In quest’occasione ottiene la carta che gli conferma il Feudo e unitamente la potestà di testare e trasmettere ai Figli “masculis et feminis ex vestra linea descententium” o anche ai fratelli o consanguinei “usque in infinitum”. Giovanni Siviller muore il 10 marzo 1433.

 

1423-1460 Aldonsa Siviller De Besora

Giovanni Siviller, non avendo avuto figli maschi quindi discendenti, decide, il 12 marzo 1423, di investire erede universale del suo feudo la sua unica figlia Aldonsa Siviller. Ne chiede consenso al Re che, con diploma del 20 dicembre 1423, approva la sua richiesta acconsentendo la remissione ereditaria del feudo con le ville in esso esistenti. Aldonsa sposò Giacomo De Besora.
Nel 1455 stipulò le Franchigie con gli abitanti di Serramanna. Solitamente si parla de “Le Franchigie del 1405” ma trattasi di un errore giacché Aldonsa ricevette solo nel 1423 poteri sul feudo.


*** Le Franchigie concesse dalla Signora Aldonsa de Besora al villaggio di Serramanna, così come riportato nell’Archivio di Stato di Cagliari nel fondo “Regio demanio dei feudi” (faldone 142) in cui vi è la trascrizione effettuata dal notaio Bonifacio Cebria in data 20 maggio 1455 su richiesta di Michele Onnis di Serramanna:

In nome di Nostro Signore così sia - Amen
Patti e capitoli fatti, stabiliti e concordati fra la magnifica Signora Aldonsa de Besora, tanto in nome proprio quanto come tutrice e curatrice dei figli e degli eredi del magnifico signore Giacomo de Besora suo defunto marito da una parte e Gontino Coleri, Maggiore Antioco Matrocca, Nicola Posca, Barione Julies, Michele Manis, Gontino Campidano, Agostino Pinna, Sisinnio Pillar, Domenico Marica, Nicola Sarago, Pietruccio Cancella, Matteo Lora, Francesco Arsedi, Antonio Manis, Giovanni Cancella, Antonio Montanari, Michele Manis, Bartolomeo Manis, Lorenzo Orrù, Paolo Pillai, Antioco Turris, Giovanni Casula, Bartolo de Porta, Giovanni Scano, Nicola Sarago abitanti della villa di Serramanna anche per conto degli assenti e dei futuri, dall’altra parte.
Nel modo e nella forma seguenti:
Prima di tutto la detta magnifica Signora Aldonsa nei nomi sopraespressi e in ciascuno di essi, in contraccambio del donativo, sovvenzione e aiuto fatti ora graziosamente a lei dal popolo della villa, volendo che siano trattati sempre in modo migliore e liberali da ogni oppressione né disturbo o preoccupazione, e che possano attendere all’aumento delle loro cose sempre in meglio dal canto suo nei detti nomi e per conto dei suoi, fa e concede graziosamente a tutto il piccolo e a tutti gli abitanti della detta villa che ora sono e che vi saranno in avvenire la grazia speciale, franchigia e libertà di non essere tenuti, stretti ed obbligati, d’ora in avanti, ad alcuno servizio, comandamento o lavoro reale e personale che sia dovuto a lei o ai suoi, eccetto però che rimangano obbligati a fare la cavalcata col Signore o con l’Ufficiale come si è usato nel regno presente di Sardegna, e ugualmente siano tenuti a pagare i diritti e i regali secondo il solito. Inoltre è stabilito che la detta Signora, volendo vivere pacificamente col detto popolo e in modo che ciascuno sia padrone del suo, giura e promette che ogni volta in cui avrà bisogno di galline o di altre cose nella detta villa, dovrà comprarle e pagarle in questa forma: una gallina da uova, due soldi; il pollastrino otto danari, il pollastro o gallo, otto danari. I viaggi che gli abitanti faranno dalla detta villa a Cagliari con vino, legna, grano o altre cose, saranno pagati in ragione di sei soldi a viaggio; gli uomini a cavallo saranno pagati a tre soldi a viaggio. Se saranno inviati in altri luoghi, il compenso sarà deciso secondo la volontà e l’accordo della detta Signora e di quegli che sarà incarico del viaggio. Eccetto che si obbligano o si considerano tenuti a fare ogni anno un viaggio gratuito per la detta Signora.

Inoltre è pattuito che abitanti e popolo della detta villa si obbligano, promettono e vogliono essere tenuti ad aiutarsi l’un l’altro per costruire case, impiantare vigne ed altri possessi almeno un giorno all’anno, sotto pena di dieci lire che il Maggiore deve subito riscuotere con la forza, e se il Maggiore non lo farà sia colpito con la pena di cinquanta lire.
Inoltre è stabilito che per quanto gli abitanti della detta villa godano già della libertà di disporre secondo la loro volontà dei loro averi, tuttavia la detta Signora, a maggior cautela e affinché gli abitanti siano più sicuri, vuole ed è contenta che detto popolo e gli abitanti della detta villa possano liberamente, senza alcuna autorizzazione od opposizione della Signora o dei suoi vendere, cedere, donare o alienare in qualunque maniera a chi vorranno e chi parrà loro ben visto, di piena loro volontà qualunque loro avere o bene, bestiame, mercanzie, buoi, cavalli, grano, orzo, case, vigne ed altre possessioni, tanto situate nella stessa villa come fuori di essa a completa loro volontà.
Ugualmente le dette parti convengono e promettono di mantenere e osservare tutte queste cose sopradette e non contravvenirvi direttamente o indirettamente per alcuna causa o motivo, e così giurano sopra i quattro Santi Evangeli, toccati materialmente con le loro mani.
Pertanto le dette parti e ciascuno di noi, lodiamo, approviamo ecc. Fatto nella torre di Villasor, in contrada di Parte Ipis il giorno ventinove maggio 1405 1455.

Segni (per firme)

Testimoni sono l’onorevole Matteo Vitale cittadino, Giuliano Camado mercante e Antioco Massa castellano, abitanti nel Castello di Cagliari.

 

1460-1461 Emanuele Ribelles

Nel 1460 Aldonsa Siviller de Besora rimasta vedova vendette il feudo a Emanuele Ribelles.
 

1461-1464 Raimondo Boter

Emanuele Ribelles a sua volta vendette il feudo a Raimondo Boter nel 1461.
 

1465-1480 Galcerando De Besora

Nel 1465 Galcerando De Besora, con la dote della moglie Angela Bestrau (o Beltran), riscattò il feudo.

 

1480-1506 Angela Bestrau [Beltran] / Isabella De Besora Alagon

Alla morte di Galcerando De Besora nel 1480, non avendo avuto figli il feudo passò alla moglie Angela Bestrau (o Beltran). A questa successione si oppose la sorella di Galcerando, Isabella De Besora sposata con Salvatore Alagon, e la lite tra cognate durò fino al 1506.

 

1518-1583 Eugenio De Gerp y Bestrau

Il territorio fu infine diviso tra Eugenio (o Eusebio) De Gerp (da parte di Angela Bestrau) e Giacomo Alagon (figlio di Isabella De Besora Alagon).

Serramanna spettò a Eugenio (o Eusebio) De Gerp e la divisione fu approvata da Re Carlo V nel 1518. Eugenio (o Eusebio) De Gerp ricevette investitura ufficiale nel 1525.

 

1594-1595 Giovanni Gerolamo Brondo

Con l’estinzione della famiglia De Gerp, il feudo tornò al Fisco con Atto Notarile del 14 gennaio 1583 del Demanio della Regia Corona.

Il Fisco lo vendette per 100.000 Lire Aragonesi a Giovanni Gerolamo Brondo il 24 settembre 1594. Giovanni Gerolamo Brondo reso Cavaliere Ereditario il 27.5.1586 diventerà il primo Signore Feudale di Villacidro e Serramanna, in Parte Hyppis, per investitura del 4.6.1594 (la data dell'acquisto del territorio di Parte Hyppis con le ville di Serramanna e Villacidro non si conosce con esattezza ma la Carta Reale confirmatoria della compravendita è del 24.9.1594).

Mercante di professione, fu Consigliere Civico a Cagliari nel 1581. Sposò Antonia Orrù e morì il 2 novembre 1595. I figli di Giovanni Gerolamo Brondo e di Antonia Orrù furono Tommaso Brondo y Orrù e Anna Brondo y Orrù.

Anna Brondo y Orrù il 6 luglio 1591 sposò don Giovanni de Çervellon y Torresani secondogenito di don Guglielmo de Çervellon e di donna Marchesa Torresani. Ebbero un unico figlio che morì nel 1596. Anna Brondo y Çevellon morì il 12 novembre 1598 e fu sepolta in Santa Croce.

*** Anna Brondo Assai devota della Compagnia di Gesù, aveva fatto un cospicuo lascito in favore della Chiesa che i Gesuiti avevano eretto nel punto in cui sorgeva l'antica Sinagoga degli ebrei, affidando il proprio testamento ai padri della Compagnia e nominandoli esecutori testamentari assieme ad una tale Caterina Clamona, abitante di Stampace. Poiché a distanza di un anno i Gesuiti ancora non avevano reso pubblico il testamento della moglie, don Giovanni de Çervellon, dopo aver invano reclamato, si rivolse alla Curia Ecclesiastica. Il 12 dicembre 1599 Monsignor Lasso Sedeño fece scrivere ai padri della Compagnia di Gesù e del Collegio di Stampace intimando loro di presentare al promotore fiscale della mensa arcivescovile di Cagliari, che era il beneficiato Antioco Sabater, il testamento e tutte le carte ad esso relative, nelle quali donna Anna Brondo y Çevellon li nominava eredi dei suoi beni e curatori della sua anima assieme a Caterina Clamona. La lettera dava a padre Giovanni Maria Paduano, rettore della Compagnia, e a padre Giovanni Carrutza, rettore del Collegio di Stampace, tre giorni di tempo dal ricevimento dell'ingiunzione per consegnare alla Curia il detto testamento, con tutti gli annessi legati, pena la scomunica maggiore. Non si conosce l'esito dell'ingiunzione che si pensa sia andata a buon fine.
Sessantadue anni più tardi don Felice Brondo, 3° marchese di Villacidro, ricordava quella sua antenata, di cui si dichiarava pronipote, facendo scolpire sulla frontone d'ingresso della chiesa di Santa Croce lo stemma dei Brondo, Gualbes, Ruecas e Zuniga e la scritta in latino “D. Anna Brundo / fundatrici / Ill.M D. Felix Brundo / M. de Villacidro / pronepo / Anno MDCLXI”, in cui, per volontà del pronipote Felice Brondo, marchese di Villacidro, si ricorda la benefattrice Anna Brondo, a conclusione dei lavori nel 1661.

Particolare dello stemma e della scritta in latino
“D. Anna Brundo / fundatrici / Ill.M D. Felix Brundo / M. de Villacidro / pronepo / Anno MDCLXI”

 

1595-1611 Tommaso Brondo y Orrù

Tomaso Brondo y Orrù il 15 ottobre 1595 ricevette l’investitura nelle ville di Villacidro e Serramanna come figlio ed erede del padre Giovanni Gerolamo Brondo. Tomaso Brondo sposò Caterina de Ruescas, figlia di Monserrato de Ruescas, Tesoriere del Regno di Sardegna. Tomaso Brondo morì a Cagliari il 28 agosto 1611: ebbe ufficio pontificale fatto dal decano don Vincente Baccallar e fu sepolto nella chiesa della Concezione, sepolcro dei Brondo. Sua moglie, Caterina de Ruescas era morta il 1° agosto 1591.

 

1612-1630 Antonio Brondo y De Ruecas

Antonio Brondo y de Ruecas fu cresimato nel 1588 da Monsignor Francesco Des Val, arcivescovo di Cagliari. Alla morte del padre ereditò i feudi di Serramanna e Villacidro.

Il 29 novembre 1617 ottenne il titolo di Conte di Serramanna da Re Filippo III di Spagna.

È quindi il I Conte di Serramanna.

Il 5 settembre 1629 divenne I Marchese di Villacidro giacché Re Filippo IV innalzò la contea a Marchesato.Sposò in prime nozze donna Francesca Zapata y Zapata, figlia di don Giuseppe Zapata y Cisneros e di donna Eleonora Zapata y de Castelvì, baroni di Las Plassas.

Donna Francesca Brondo y Zapata morì dando alla luce una bimba il 17 gennaio 1605.

Don Antonio Brondo y de Ruecas si risposò il 18 novembre 1612 con Elena Gualbes y Zuñiga, nubile di Cagliari, figlia di don Luis Gualbes y Bellit, barone di Gioiosa Guardia, e di Caterina de Zuñiga. La cerimonia, che fu officiata dall’arcivescovo di Cagliari, ebbe per testimoni don Giacomo de Castelvì, marchese di Laconi, e don Raimondo Zatrillas.

Da questo matrimonio nacquero diversi figli. Don Antonio ebbe anche un figlio illegittimo che morì il 3 settembre 1615 e fu sepolto nella chiesa delle suore di Santa Lucia di Castello.

Don Antonio Brondo y de Ruecas morì nel 1630 circa come può desumersi dal fatto che il 5 dicembre 1629 donna Elena Brondo Gualbes, marchesa di Villacidro, in nome e come procuratore del marito don Antonio Brondo acquistò la Planargia di Bosa, eretta in libero e franco allodio, per il prezzo 128.081 lire sarde.

A Cagliari è tuttora visibile sopra un portone in Piazza La Marmora, l’iscrizione in latino con lo stemma araldico:

Stemma della Famiglia Brondo et Ruecas e scritta in latino del I Conte di Serramanna

(ANTONIUS BRONDO ET RUECAS COMMESERRÆ MANNÆ VETERS

ET ANGUSTAS ÆDES IN PALATIU PRODUXIT ET EREXIT ANO DOMINI MDCXXIIÆ)

 

1631-1646 Francesco Lussorio Brondo y Gualbes

Francesco Lussorio Antioco Gavino Benedetto Brondo y Gualbes battezzato l’11 ottobre 1615 da Giuseppe e Isabella Santus, guardiani della chiesa di Nostra Signore di Bonaria.

Alla morte del padre divenne II Conte di Serramanna e II marchese di Villacidro. Secondo alcuni storici Francesco Lussorio Brondo fu anche marchese di Palmas succedendo al cugino Alonso de Gualbes che morì senza discendenza legittima.

Francesco Lussorio Brondo il 6 gennaio 1634 sposò donna Faustina de Castelvì y Deyar, vedova del marchese di Laconi don Lussorio de Castelvì (e figlia di don Paolo de Castelvì e donna Marianna Deyar, marchesi di Cea).

Don Francesco Lussorio morì il 15 agosto 1646, e fu sepolto nella chiesa della Purissima Concezione. Donna Faustina e don Francesco Lussorio Brondo ebbero diversi figli (3 maschi e 2 femmine).

• Maria Benedetta Brondo y Gualbes battezzata il 4 febbraio 1618 da don Alonso Gualbes e donna Serafina Gualbes y Castelvì. Morì probabilmente il 21 settembre 1618.

• Agostino Brondo y de Castelvì battezzato il 22 dicembre 1641 dal canonico Gerolamo Cao.

• Felice Antonio Brondo y de Castelvì, battezzato il 5 agosto 1636 dai padrini Giusto di Santa Maria, duca di Estrada, e Caterina Atzori. Fu III Conte di Serramanna, III Marchese di Villacidro e III Marchese di Palmas. Morì nel 1667 a Madrid.

• Antonio Brondo y de Castelvì III Signore della Planaria.


*** Antonio Brondo y de Castelvì fu implicato nella congiura ordita dalla Nobiltà Sarda, culminata con l’assassinio del Viceré di Sardegna Don Emanuele de Los Cobos Marchese di Camarassa il 21 di luglio 1668, ma evitò la condanna poiché nel 1669 morì di malattia. Questo fatto trova tutt’oggi conferma nella lapide posta nella via Canelles al numero civico 32 (a Cagliari) recante un epigrafe in spagnolo che costituisce la "PERPETVA NOTA DE INFAMIA" inflitta per la vicenda ai personaggi coinvolti, compreso appunto Don Antonio Brondo.

PARA PERPETVA NOTA DE INFAMIA DE QVE FVEREON TRAYDORES DEL REY NVESTRO SENOR DON JAIME ARTAL DEL CASTELVI QVE FVE MARQVES DE CEA DONA FRANCISCA CETRILLAS QVE FVE MARQVESA DE SIETEFUENTES DON ANTONIO BRONDO DON SILVESTRE AYMERICH DON FRANCISCO CAO DON FRANCISCO PORTVGVES Y DON GAVINO GRIXONI COMO REOS DE CRIMEN LESE MAGESTAD POR HOMICIDAX DEL MARQVES DE CAMARASA VIRREY DE CERDENA FVERON CONDENADOS A MVERTE PERDIDA DE BIENES Y DE HONORES DEMOLIDAS SVS CASAS CONSERVANDI EN SV RVINA ETERNA IGNOMIA DE SV NEFANDA MEMORIA Y POR SER EN ESTO SITIO LA CASA DE DONDE SE COMETIO DELICTO TAN ATROZ A VEYNTE Y VNO DE JYLIO DE MIL SEISCIOENTOS SESENTA Y OCHO SE ERIGIO ESTE EPITAPHIO

 

1646-1667 Agostino Brondo y De Castelvì

Alla morte di Antonio Brondo y de Ruecas i diritti sul marchesato vennero rivendicati da don Agostino Brondo y de Castelvì, il quale aveva fino ad allora vissuto a Madrid con suo zio.

Suo zio era don Giorgio de Castelvì, che stava preparandosi a subentrare al marchese di Cea, don Jacopo Artaldo, nell'ufficio di Procuratore Reale del Regno di Sardegna, così come questi era subentrato a suo padre, don Paolo de Castelvì.

Agostino Brondo y de Castelvì fu battezzato il 22 dicembre 1641 dal canonico Gerolamo Cao e padrini don Giovanni de Castelvì, marchese di Laconi, e da donna Agata de Aragall, moglie di don Diego de Aragall allora Presidente del Regno.

Ma il Viceré duca di San Germano, non tenendo conto di quegli accordi e delle consuetudini locali, dopo che don Giorgio di Castelvì perdette la carica di Reggente d'Aragona, preferì assegnare l'Ufficio di Procuratore Reale della Sardegna a don Francesco Roger, di cui si fidava.

La lotta per il marchesato riprese tra don Agostino Brondo y de Castelvì, sé dicente Marchese di Villacidro, e donna Maria Ludovica Brondo, figlia di don Felice Brondo, contessa di Castrillo.

 

1683-1696 Maria Ludovica Brondo Crespi

Maria Ludovica Brondo y Crespi, figlia di don Felice Brondo, terzo marchese di Villacidro, aveva sposato il cugino José Salvador Crespi di Valldaura conte di Sumacàrcer avendone un figlio, don Cristobal di Sumacàrcel y Brondo. Dopo essersi sposata tornò col marito in Spagna e il feudo veniva amministrato da un procuratore. È da considerarsi il IV Conte di Serramanna.

Il 19 marzo 1683 la Reale Udienza, avendo donna Giovanna Crespi rinunciato in favore della figlia, ordinò la immissione di donna Maria Ludovica Brondo in possesso dei beni feudali legati ai marchesati di Villacidro, Palmas e Serramanna e alle Signorie di Monastir, Nuraminis, Acquafredda e Gioiosa Guardia (Villamassargia).

Protetta dal nonno don Cristobal Crespi di Valldaura, Vicecancelliere d'Aragona, donna Luisa Brondo y Crespi non solo la ebbe vinta su i Brondo di Sardegna, ma ebbe anche il titolo di Grande di Spagna.

Solo la signoria della Planargia di Bosa, che era stata acquistata da donna Elena Gualbes e non faceva dunque parte dei beni feudali venne assegnata a don Agostino Brondo. Ma di lì a poco fu venduta per debiti. Maria Ludovica morì il 30 marzo 1730.

 

1697-1744 / 1748-1760 Giuseppe Brondo Crespi de Valldaura

Donna Maria Ludovica Brondo y Crespi dovette lottare anche, contro il Fisco che ne contestava i diritti successori e la stessa possibilità di succedere perché di ramo femminile.

Anche questa lite finì, il 14 luglio 1696, a favore della contessa di Castillo che, quando morì, poté lasciare tutto il suo patrimonio al figlio primogenito don Giuseppe Brondo Crespi de Valldaura.

Il passaggio fu contestato dal Fisco che pretendeva la restituzione dei territori al Re in quanto provenienti dal ramo femminile della famiglia.

Il Fisco lo mise sotto sequestro con un Editto del 30 luglio 1744. Giuseppe lo riscatto nel 1748.
Giuseppe Brondo Crespi de Valldaura il 30 ottobre 1697 diventò il V Conte di Serramanna.

Nel 1709 fu fatto cavaliere di Montesa e nominato Brigadiere degli Eserciti Reali di Spagna.

Giuseppe Brondo Crespi de Valldaura morì nel 1755 senza figli, quindi senza discendenza.

 

1760-1766 Cristoforo Crespi De Valldaura y Mendoza

Nel 1760 la Regia Deputazione riconobbe sulla base della procedura dei riscatti feudali i diritti alla Famiglia Crespi. Cristoforo come detto era figlio di Maria Ludovica Brondo y Crespi e ne ereditò i feudi dopo che il fratello primogenito Giuseppe morì nel 1755 senza figli.

Divenne quindi il VI Conte di Serramanna e VI Marchese di Villacidro e di Palmas.

Il Fisco si oppose alla successione di Cristoforo considerando devoluti tutti i feudi che aveva ereditato.

Ne nacque una lite dispendiosissima che non si era ancora conclusa quando morì nel 1766.

 

1785-1814 Gioacchino Bou Crespi De Valldaura y Lesquina

Il figlio di Cristoforo Joaquín Crespi de Valldaura y Lesquina nato il 25 febbraio 1768 ne ereditò tutti i titoli: Conde de Castrillo, Grande de España, Marqués de Palmas, de Musey e de la Vega de Boecillo, Conde de Orgaz, de Sumarcárcer e de Serramagna, Vizconde de Toyara, de Guarda e de Laguna. È quindi il VII Conte di Serramanna.

Si sposò il 9 settembre 1788 con María Francisca Carvajal y Gonzaga e morì a soli 46 anni in data 24 luglio 1814.

Gioacchino si trovò in grandi difficoltà: per fiaccare la sua resistenza e convincerlo a cedere la scrivania il fisco si apprestò sequestrare nuovamente i feudi.

La disputa si concluse quando Vittorio Amedeo III, con diploma datato Moncalieri 29 novembre 1785, riconobbe a Gioacchino Bou Crespi de Valldaura il diritto feudale. Gioacchino vide finalmente riconosciuta la legittimità del possesso di tutto il suo patrimonio feudale.

La transazione inoltre prevedeva la concessione del feudo di Musei col titolo di Marchesato, oltre all’eredità dei Brondo e cioè i marchesati di Palmas, Villacidro, le baronie di Giojosaguardia e Acquafredda, con Decimomannu, Villaspeciosa, Nuraminis e Monastir.

Un territorio molto esteso ma scarsamente popolato con 11 villaggi e 13.239 abitanti (censiti nel 1814-1843).

 

1814-1838 Joaquin Crespi De Valldaura y Carvajal

Alla morte di Joaquín Crespi de Valldaura y Lesquina subentrò il figlio Joaquín Crespi De Valldaura Y Carvajal VIII° Conte di Serramanna (Conde de Sumacarcer) nato il 4 giugno 1795 e deceduto il 3 settembre 1857; Sposò Margarita Caro y Salas il 20 aprile 1821.

Joaquín Crespi De Valldaura Y Carvajal tenne i feudi fino al 1838 (Riscatto dei Feudi).

Ebbero cinque figli:

• María Francisca Crespi de Valldaura y Caro (1826-1880)
• Delfina Crespi de Valldaura y Caro 1827-1828
• María del Carmen Crespi de Valldaura y Caro (1828-1902 )
• Agustín Crespi de Valldaura y Caro (1833-1893 )
• Domingo Crespi de Valldaura y Caro (1834-1869 )
 

Il Feudo di Serramanna aveva un reddito, accertato il 24 novembre 1836, di: reddito lordo Lire Sarde 1632 (lire), 17 (soldi), 11 (denari) - (Stato dei feudi all’epoca dell’abolizione tratto da “Archivio Storico Sardo” di Francesco Loddo Canepa)

 

Il Consiglio supremo di Torino concesse per il feudo di Serramanna un indennità di 806.2.4 Lire Sarde. Furono inoltre stabilite le quote di contributo redimibile e irredimibile a carico dei Comuni in sostituzione delle tasse feudali.

A Serramanna spettò un contributo redimibile di 1082 e irredimibile di 378 Lire Sarde.

*** Abolizione dei Feudi Carlo Alberto con Carta reale del 12 maggio 1838 annunciava, il proposito di "esonerare quegli amati nostri sudditi dalle tante e varie prestazioni feudali…surrogando a quelle un equo compenso pecuniario, regolato sovra basi più giuste e uniformi". Esponeva inoltre per grandi linee le modalità del riscatto, e prometteva la distribuzione ai Comuni delle terre ex feudali, libere da ogni vincolo. Le somme anticipate dalle RR. Finanze ai feudatari sarebbero state accollate ai Comuni, che le avrebbero ripartite fra tutti gli abitanti in grado di concorrere alle "pubbliche gravezze", anche se in precedenza esenti dai tributi feudali, fatta solo qualche limitata eccezione in favore della Chiesa. Un editto del 21 dicembre precisava quindi che i Comuni potevano liberarsi da ogni onere pagando in una sola volta venti annualità del contributo a loro carico. Il nuovo sistema sarebbe entrato in vigore nel 1839 nel feudo d'Arcais e nei feudi della Corona. Negli altri sarebbe entrato in vigore via via che venivano riscattati. Nel marzo del 1842 risultavano non ancora riscattati solo le baronie di Posada e di Senes ed il marchesato di Orani e Gallura.

 

1840- 1893 Agustin Crespi De Valldaura y Caro

 

Agustín Crespi De Valldaura Y Caro è il IX° Conte di Serramanna (Conde de Castrillo, Grande de España, Conde de Sumacarcer) nato il 13 gennaio 1833 e deceduto il 16 dicembre 1893;
Sposato il 26 giugno 1857 con Margarita Fortuny y Veri.

Figli:

• María Crespi de Valldaura y Fortuny 1858-1869
• Esteban Crespi de Valldaura y Fortuny, Conde de Castrillo 1866-1921
• Joaquín Crespi de Valldaura y Fortuny 1868-1920
• Carlos Crespi de Valldaura y Fortuny 1870-1923
• Manuel Juan Crespi de Valldaura y Fortuny 1873-1879
• Manuel Crespi de Valldaura y Fortuny 1876-1944
• María Lourdes Crespi de Valldaura y Fortuny 1877-1886
 

Ancora nell’Elenco Ufficiale delle Famiglie Nobili e Titolate della Sardegna, edito nel 1902, figura la famiglia Bou Crespi de Valldaura y Caro con i titoli di Marchese di Villacidro, Marchese di Palmas, Marchese di Musei, Conte di Serramanna, Barone di Monastir.

 

[Elenco Ufficiale delle Famiglie Nobili e titolate della Sardegna, a cura di Silvio LIPPI, estratto dal "Bollettino Ufficiale della Consulta Araldica" n° 25, vol. V, Roma, Tipografia Civelli, 1902]


BOU CRESPI DE VALDAURA Y CARO

Origine: Valenza; Dimora: Madrid.
Titoli e titolare:
Marchese di Villacidro (tf; mpr);
Marchese di Palmas (tf; mpr);
Marchese di Musei (tf; mpr);
Conte di Serramanna (tf; mpr);
Barone di Monastir (tf; mpr)
Legenda: mpr: Maschi primogeniti / tf.: Titolo feudale

Ultimo riconosciuto.: Crespi Valdaura Gioacchino (1840)
 

1894-1901 Esteban Crespi De Valldaura y Fortuny

Esteban Crespi De Valldaura Y Fortuny (Conde de Castrillo e Grande de Espana) figlio di Agustín Crespi De Valldaura Y Caro, sposato il 20 giugno 1896 con Pilar Cavero y Alcibar. è il X Conte di Serramanna.
Ha avuto cinque figli a cui ha trasmesso i suoi titoli:

• Agustín Crespi de Valldaura y Cavero, Conde de Castrillo 1897
• Esteban Crespi de Valldaura y Cavero, Marqués de las Palmas 1899
• Joaquín Crespi de Valldaura y Cavero, Marqués de Villasidro 1901
• María Crespi de Valldaura y Cavero, Baronesa de Jayosa-Guarda 1903
• Mariano Crespi de Valldaura y Cavero, Conde de Serramagna , 1922
 

1907-1923 Carlos Crespi De Valldaura y Fortuny

Nato il 10 agosto 1870 e morto il 3 ottobre 1923 è figlio di Agustín Crespi De Valldaura Y Caro e Margarita Fortuny y Veri e diventa l’XI Conte di Serramanna, così come si evince dal n. 871 dell’ABC di Madrid del 23 ottobre 1907.

 

1922-1968 Mariano Crespi De Valldaura y Cavero

Figlio di Esteban Crespi De Valldaura Y Fortuny (Conde de Castrillo e Grande de Espana) Sposato con Cristina Liniers y Muguiro.

 

1968-1983 Gonzalo Crespi De Valldaura y Bosch-Labrus

Alla morte di Mariano Crespi subentra il nipote Gonzalo - Nato il 25 marzo 1936 a Madrid. Titoli posseduti e data di assegnazione: Marqués de Villasidro 8-XI-1957, Conde de Castrillo, de Orgaz y de Sumacarcer 18-III-1960, Marqués de Vega de Boecillo 7-V-1969, XIII Conde de Serramagna y Barón de Callosa 16-II-1970, Barón de la Joyosa-Guarda 8-V-1973, Maestrante de Valencia, Licenciado en Geografía e Historia.

Sposato il 13 ottobre 1959 a Barcellona con Maria Eugenia Cardenal De Caralt, nata il 20 marzo 1938 a Barcellona, da cui ha avuto 5 figli a cui ha distribuito i titoli da lui posseduti:

• Agustín Crespi de Valldaura y Cardenal, - Marqués de Villasidro 1960-
• María Josefa Crespi de Valldaura y Cardenal, - Baronesa de la Joyosa-Guarda 1961-
• Esteban Crespi de Valldaura y Cardenal, - Marqués de la Vega de Bohecillo 1963-
• Luis Crespi de Valldaura y Cardenal, - Conde de Serramagna 1964-
• Diego Crespi de Valldaura y Cardenal, - Barón de Callosa 1966-
 

1983- Luis Crespi De Valldaura y Cardenal

Quindi Luis Crespi De Valldaura Y Cardenal nato il 20 ottobre 1964 a Barcelona (España) dal 23 Febbraio 1983 è il XIV Conte di Serramanna, come si evince da “Revista Hidalguía número 177. Año 1983” e dal “Boletìn Oficial del Estado”.

Sposato con Teresa Boter y Saigner. Ed’è padre di:

• Ana Crespí de Valldaura y Boter, (nata il 1 aprile 1996 a Barcellona.)
• Felipe Crespí de Valldaura y Boter, (nato il 19 marzo 1997 a Barcellona.)
• Paula Crespí de Valldaura y Boter, (nata il 21 giugno 1998 a Barcellona)
 

In conclusione
 

In conclusione, il sig. LUIS CRESPÍ DE VALLDAURA è l’attuale Conte di Serramanna, e così come si evince dai risultati delle ricerche, è:

LIBRERO ANTICUARIO, ESPECIALISTA EN LIBRO ESPAÑOL ANTIGUO (S. XV. - XVIII)
Specialties: Bindings, Early printing, Local history, Manuscripts
Other specialties: Reliures - Impression anciennes - Manuscrits - Livres espagnols avant 1800 - Hispano-Americana} Bindings - Early printing - Manuscripts - Spanish books before 1800 - Hispano-Americana}

Nonostante i miei ripetuti tentativi di contattarlo, purtroppo ad oggi, ogni tentativo si è dimostrato vano.
 

 

 

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